Un cofanetto artigianale

Un cofanetto artigianale

In questa quinta puntata della rubrica La stanza delle meraviglie di C. Pavese, Claudio Pavese presenta un’invenzione einaudiana da collezione.

Non passò molto tempo dalla morte di Cesare Pavese che in Einaudi si pensò di editare tutte le sue opere in un’unica raccolta organica. Nei “verbali del mercoledì”, il 22 novembre del 1950, già si faceva un primo accenno all’argomento. 

Erano però appena emerse le sue poesie inedite e andavano riordinate; si stava lavorando al suo corposo diario che si pensava di pubblicare emendandolo ovviamente delle parti più intime e private; c’erano i suoi saggi da censire e catalogare secondo gli argomenti trattati (La scoperta dell’America, Letteratura e società, Il mito…) e c’era poi da metter mano al suo infinito epistolario.

Si decise quindi di pubblicare le singole opere mano a mano che le operazioni editoriali venivano ultimate, collocandole ognuna nella collana esistente più appropriata.

Le nuove poesie, quindi, furono inserite nella collana Poeti, il diario nei Saggi, i saggi anch’essi, ovviamente, in questa stessa collana e la prima edizione delle lettere in due massicci Supercoralli.

La tentazione però di immettere sul mercato, in un unicum, l’intera opera pavesiana, da un lato per onorare lo scrittore, dall’altro per rispondere a pressanti quanto allettanti logiche commerciali, consigliò una suggestiva escamotage.

Una strenna “su misura”

Per il Natale 1952 si decise di costruire un cofanetto “semi-artigianale” atto ad ospitare opere giacenti in magazzino accanto ad opere fresche di stampa. 

Si posero in bella schiera, uno accanto all’altro, libri di diverso formato e pubblicati in tempi diversi. 

L’ultimo nato, il Mestiere di vivere, si vide accostato a un Feria d’agosto del 1946; Letteratura americana e altri saggi, uscito nel 1951, affiancò un Paesi tuoi del 1948. 

Addirittura si pensò di rilegare in un unico volume Lavorare stanca in prima edizione integrale, datato 1943 e rimasto invenduto, con Verrà la morte e avrà i tuoi occhi pubblicato appena l’anno prima.  

Insomma, da un lato l’operazione celebrò l’autore, dall’altro (non nascondiamolo) servì per cavalcare un’opportunità di mercato non trascurabile. 

Il reparto interno destinato alla produzione condotto magistralmente da Oreste Molina ideò un autentico capolavoro cartotecnico. 

L’elegante cofanetto esibiva sul dorso un particolare di Ragazza con anemoni di Henri Matisse (superbo ritratto della sua giovane musa siberiana Lydia Delectorskaya). L’immagine era già stata utilizzata nel 1949 per la coperta cartonata de La bella estate, opera che vinse il Premio Strega e immortalò l’autore. 

 

All’interno del cofanetto, per poter allineare opere di diverso formato, si decise di porre nella parte bassa a destra una “zeppa” di cartone, utile per “sollevare” i libri di formato ridotto, come quelli pubblicati a suo tempo nei Coralli o nei Narratori contemporanei. 

Per dare solidità all’intera schiera cartacea venne inoltre deciso di rilegare in cartonato muto i volumi che all’origine erano stati pubblicati in brossura, compresi gli ultimi nati (diario e saggi).

In quante copie fu realizzata questa raccolta? Non lo sappiamo con certezza ma sicuramente in pochi esemplari vista la rara presenza sul mercato anche solo dei volumi sciolti rilegati per l’occasione. Viene da pensare che fu una promozione costruita su misura per le librerie d’Italia più influenti.

Cosa si può aggiungere? 

Nulla. Se non – come mi raccontò a suo tempo il grande Oreste Molina – non solo per questa ma anche per altre “invenzioni einaudiane”: «Da necessità cercammo sempre di cavar virtù». 

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