Inaugura il 4 settembre la mostra Meneghello incontra Pavese – Presenza dell’assenza dell’artista milanese Simone Meneghello: alla Fondazione Cesare Pavese fino al 10 novembre 2024.
In occasione del Pavese Festival 2024, nei suggestivi spazi della Chiesa dei SS. Giacomo e Cristoforo e nelle sale del museo pavesiano, Simone Meneghello presenta la personale Meneghello incontra Pavese – Presenza dell’assenza con la curatela di Robert C. Phillips.
Opere che sono messaggi: fogli, buste, boccette di vetro, sentieri di libri che citano e contengono, come a voler ribadire un incanto, i versi e le parole di Pavese. Così esposte esse raccontano immagini del tempo nello spazio, immagini dello spazio nel tempo, immagini, in cui si cristallizza la temporalità nella spazialità, la spazialità nella temporalità e la presenza dell’assenza.
«Incontro Cesare Pavese sul sentiero, sono l’uomo, il poeta; infinite le vite vissute. Le parole confondono, vano immaginare di comprenderci o comunicare con esse. L’incontro con Cesare Pavese è reale, fisico, profondo, segna il punto della contemporaneità e non necessita di parola alcuna, è presenza dell’assenza, è qui ed ora. Siamo presenza dell’assenza. La linea temporale su cui srotoliamo le nostre esistenze è solo un inganno della mente. I fatti che ricordiamo non sono “quei fatti”, da sempre sono pur non essendo mai stati.»
Simone Meneghello (Milano, 1973) frequenta il liceo artistico di Brera e si dedica allo studio della scenografia presso l’Accademia di Belle Arti di Brera. Fin dagli anni Novanta le sue opere trovano espressione attraverso varie forme dell’arte visiva alle quali, da sempre, affianca la composizione e la produzione musicale.
La mostra, nelle parole del suo curatore
“È una sorta di distesa di neve bianca che si pone a simbolo dell’esposizione di Simone Meneghello presso gli spazi della Fondazione Cesare Pavese, che qui espone i suoi “fogli” di racconti, trasposizione di opere rese, vissute e raccontate da un punto di vista lontano, o almeno questa è l’apparenza. […]
Le opere di Simone sono messaggi: fogli, buste, boccette di vetro, sentieri di libri che citano e contengono, come a voler ribadire un incanto, i versi e le parole di Pavese. […]
Le opere di Meneghello rendono necessario entrare in una sospensione del giudizio, richiedono la forza di allontanarsi dalla ricerca di una retorica banalmente legata al fare arte. La sua non è arte astratta, come descrizione di una realtà travisata, racconto di cose o fatti semplicemente interpretati, ma sono opere che danno un senso di attesa come se una visione più ampia potesse spiegarne vanamente il loro scopo. Si dovrebbe porre l’accento su alcune delle caratteristiche chiave dell’opera di Simone: il gesto, o il suo desiderio, che insieme all’improvvisazione e all’ombra della materia, delineano i tratti caratteristici dei suoi lavori. Sembrano neve, le sue citazioni di Pavese, su cui l’ombra della parola dello scrittore ha lasciato vaghe e impercettibili tracce.
Ombre di memoria che sfuggono alla banalità della forma e si tingono di emozioni, rompendo così la barriera tra l’io e l’altro insinuandosi nei ricordi acquisiti di chi le osserva, aprendosi in un vago sussurro per chi voglia assaporare le emozioni che hanno guidato la mano dell’artista, degli artisti, nell’esprimere uno sguardo retrospettivo: è la manifestazione del compimento di un progetto esistenziale, che si dipana nella storia collettiva e individuale di un patrimonio comune, che permette di tornare con lo sguardo all’origine di quella tensione, da cui l’azione e il progetto sgorgano. In questa prospettiva, la fine è il proprio inizio: il compimento individua la genesi, il “momento opportuno” in cui emerge un elemento capace di cambiare il fluire del tempo e il valore assegnato alle cose con il loro solo manifestarsi.
Vi sono luoghi dell’anima in cui non c’è vocio, né suono di strumenti. Sembra il frusciare di abiti leggeri in una lontana sera d’estate, perché laggiù tutto sia antico e vero allo stesso tempo. Sono spazi aperti ed essi sono simbolo dei nostri tempi, ma allo stesso tempo archetipo, di una ricerca comune, il confronto e l’interazione tra coloro che nell’arte parlano la stessa lingua porta a momenti di rara ripetibilità. C’è una strada nel mezzo percorsa da Simone Meneghello, ed è una strada che non fa riferimento solo a sé stessa, conduce ma allo stesso tempo raccoglie chi passando sceglie di vederla, essa è interna ed esterna a sé stessa, come in una prospettiva rovesciata tutto è lì, a portata di mano, e tutto avviene in un lunghissimo presente”.
La mostra e il Pavese Festival
Ogni edizione del Pavese Festival porta a Santo Stefano Belbo una mostra che accompagna le attività della Fondazione Cesare Pavese nei mesi successivi. La proposta di quest’anno ne mette in dialogo due: la mostra Quegli antichi ragazzi – omaggio della Fondazione Cesare Pavese a Lorenzo Mondo e Cesare Pavese – con la personale di Simone Meneghello Presenza dell’assenza. Il tema di quest’edizione – “Vivere senza scrivere non vivo”, da una lettera di Pavese al critico Aldo Camerino – consente di esplorare tanto l’indissolubile legame tra la vita e la letteratura che ha caratterizzato il percorso dello scrittore, quanto l’oggetto-lettera come espressione della propria vita interiore, spazio concesso all’attesa e tempo dedicato all’ascolto.
Proprio la dimensione dell’ascolto ritorna nelle parole di Pierluigi Vaccaneo, direttore della Fondazione Cesare Pavese:
“L’ascolto è ciò che impariamo dalla poesia intesa come processo creativo e comunicativo. La poesia ci fornisce gli strumenti per svelare i simboli del reale, per trovare il significato delle cose semplici e di quelle complesse. La poesia, come la letteratura, è parola e la parola è la chiave, lo strumento, il codice che serve al poeta per aprire i significati delle cose.
Il lavoro di Meneghello sulla parola va in questa direzione: cercare la purezza della parola, se non della lettera stessa, perché solo quella può stanare il senso, svelandolo e esplodendone il significato dal significante. Un’epifania. La ricerca dell’epifania del senso è il lavoro di Meneghello che usa le parole come Miti, per dirla con Pavese, e facendone opere d’arte ne dimostra la potenza archetipica e, appunto, la valenza di attivatori di senso.
L’artista è colui che facendo un passo di lato rispetto alla realtà riesce a vedere con altri occhi e a slegarsi dai canoni condivisi per fornire altri codici, altre chiavi che aprono nuove porte attraverso le quali entriamo nella stanza del senso, della verità. Sintesi, linearità, semplicità, eleganza, leggerezza: è la penna di Pavese e lo sguardo di Meneghello”.
Info
Meneghello incontra Pavese – Presenza dell’assenza
Una mostra di Simone Meneghello a cura di Robert C. Phillips
In collaborazione con Fondazione Cesare Pavese e Qu.Bi Media
Per info: simonemeneghello.com
4 settembre – 10 novembre 2024
Chiesa dei SS. Giacomo e Cristoforo
Piazza Ciriotti, 1 – Santo Stefano Belbo
Inaugurazione mercoledì 4 settembre 2024 ore 18.30
La mostra è visitabile gratuitamente in autonomia negli orari di apertura della Fondazione Cesare Pavese (dal lunedì al sabato, dalle 10 alle 12.30 e dalle 14 alle 18), oltre a rientrare nel percorso delle nostre visite guidate il sabato, la domenica e i festivi.
Il catalogo della mostra da cui sono tratti i due estratti di Robert C. Philips e Pierluigi Vaccaneo sarà disponibile presso la Fondazione Cesare Pavese a partire dal giorno dell’inaugurazione. Edizioni e progetto grafico di Qu.Bi Media di Paolo Gidoni. Copyright 2024 ©Nerocromo di Caosfera Edizioni Nerocromo ARTE.
Si ringraziano Silvana Caligaris e Luigi Penna per la collaborazione all’allestimento.