I premiati
Michele Cortelazzo (saggistica), Dacia Maraini (narrativa), Silvia Pareschi (traduzione), Martin Rueff (poesia) e Antonio Sellerio (editoria) sono i vincitori del Premio Pavese 2024.
Michele Cortelazzo
Sezione saggistica
Il libro di Michele Cortelazzo si propone come una rassegna sistematica del linguaggio dei politici di oggi: ecco la “neopolitica” del titolo.
Cortelazzo, grande esperto di questa materia, su cui lavora da anni, ragiona sulle parole che i politici usano, sui loro neologismi, sul loro modo di rivolgersi ai cittadini. Un leader si rivela anche e soprattutto per il modo di parlare, per il modo di comunicare, e per questo va giudicato.
Il saggio di Cortelazzo è un contributo serio, scientificamente inappuntabile, ma allo stesso tempo di piacevolissima e scorrevole lettura: l’autore scorre dati ed esempi, ma poi ci fa riflettere sulla lingua e sui valori della nostra democrazia. Si tratta di un libro profondamente educativo e spietatamente critico, mai fazioso o di parte. Troviamo l’intelligenza del linguista, che giudica sulla base di elementi oggettivi, riconoscendo le due fasi storiche che hanno caratterizzato la lingua della politica nella Repubblica italiana: nel passato, il “politichese”, difficile e distante dalla vita quotidiana della gente; più di recente, l’irruzione del “gentese”, un linguaggio pronto a rispecchiare il linguaggio comune, facendone uso spesso nelle forme più rozze. Cortelazzo descrive con vivacità e intelligenza questo sviluppo del linguaggio della “neopolitica”, e allo stesso tempo si interroga sul futuro.
L’assegnazione del premio al libro ne premia la qualità, ma vuole essere anche un modo per suggerirne la lettura a politici e amministratori, per segnalarlo alla loro attenzione. Da una presa di coscienza linguistica della classe dirigente potremmo trarre giovamento tutti noi, cittadini dell’Italia di oggi e di domani.
Michele Cortelazzo è Professore emerito di Linguistica italiana all’Università di Padova, dove tuttora insegna, e Accademico ordinario dell’Accademia della Crusca. Ha insegnato anche nelle Università di Trieste, Venezia, Ferrara e, all’estero, di Saarbrücken, Innsbruck e Rijeka (Fiume). All’Università di Padova è stato Preside della Facoltà di Lettere e filosofia e direttore della Scuola Galileiana di Studi Superiori.
Studioso della lingua italiana contemporanea, si è occupato soprattutto di lingue speciali (linguaggio giuridico-amministrativo, scientifico, medico, politico). In questo campo svolge anche un’intensa attività di consulenza e formazione per la modernizzazione del linguaggio burocratico e di quello giuridico. Tra i suoi interessi vi sono anche la lessicografia (particolarmente storica) e dell’uso di strumenti quantitativi per l’analisi linguistica (si è occupato di attribuzione d’autore, in particolare in riferimento al caso Elena Ferrante, e ora si sta occupando dell’italiano prodotto dall’Intelligenza Artificiale generativa). Tra le sue opere più recenti, oltre al volume premiato, i volumi Il linguaggio della politica, Roma-Firenze, Gruppo Editoriale L’Espresso – Accademia della Crusca, 2016, e Il linguaggio amministrativo. Principi e pratiche di modernizzazione, Roma, Carocci, 2021.
Dacia Maraini
Sezione narrativa
Dacia Maraini riceve il Premio Pavese 2024 per la narrativa per il suo lungo e appassionato impegno sui più diversi fronti della cultura italiana (dal romanzo, al racconto, al teatro, alla saggistica, al documentario e alla sceneggiatura).
Dacia Maraini è un’autrice poliedrica, attenta ai cambiamenti della società italiana, e in particolare al ruolo in essa ricoperto delle donne. Ha dato voce a tante figure indimenticabili che, sulla scia delle pavesiane “donne sole”, hanno acceso una luce mai scontata o banale sulla condizione femminile nel corso della storia. Marianna Ucria, Chiara di Assisi, più recentemente Ipazia sono alcune delle donne da lei elette a modello esemplare di una vicenda di esclusione capace di farsi portatrice di valori di innovazione e rinnovamento: la scrittura di Maraini, viva, potente, piena di energia traccia di queste donne dei ritratti di grande impatto e attualità.
Inoltre il suo impegno per i giovani, la passione con cui li sprona al superare la loro linea d’ombra ne fa una delle eredi del “fanciullo divino” pavesiano: anche i suoi personaggi sono figure inarrese, fiduciose del potere dell’utopia, e insieme tormentate e contraddittorie.
Dacia Maraini, scrittrice, poetessa e saggista italiana, è autrice di romanzi, racconti, opere teatrali, poesie e saggi, tradotti in oltre 25 paesi. Nel 1990 ha vinto il Premio Campiello con La lunga vita di Marianna Ucrìa e nel 1999 il Premio Strega con Buio. Il suo ultimo romanzo è Vita mia (Rizzoli).
Silvia Pareschi
Sezione traduzione
Silvia Pareschi è da tutti i punti di vista una delle migliori e più importanti traduttrici letterarie presenti oggi in Italia. In oltre 20 anni di attività ha tradotto dall’inglese più di settanta libri di autori e autrici di primissimo piano, da Le correzioni di Jonathan Franzen del 2002 a Addio alle armi di Ernest Hemingway in uscita nel 2025. Ma ciò che colpisce di Silvia Pareschi, oltre a questa notevole prolificità, è la qualità costante, anzi, crescente, del suo lavoro.
Silvia Pareschi ha tutte le caratteristiche della grande traduttrice: competenza, curiosità, attenzione, immaginazione… ma due sono i termini che descrivono al meglio il suo stile: naturalezza e talento. Cesare Pavese diceva che “per tradurre bene, bisogna innamorarsi della materia verbale di un’opera, e sentirsela rinascere nella propria lingua con l’urgenza di una seconda creazione”. Il risultato è un’opera che ha l’immediatezza (da non confondersi con facilità) dell’originale; la condizione imprescindibile per raggiungerlo è il talento: quello che nessuno ti può insegnare, e che non puoi insegnare; quello che in traduzione significa sì istinto, ma anche paziente cura del testo, umile intelligenza dell’originale. Quell’ineffabile ma lampante talento che fa sì che le traduzioni di Silvia Pareschi siano non solo fluide come se fossero state scritte in italiano, non solo estremamente accurate, ma anche autentiche “seconde creazioni” dotate di una bellezza intrinseca, come diceva Pavese. E di questo la ringraziamo.
Silvia Pareschi traduce letteratura angloamericana da venticinque anni. Ha tradotto, fra gli altri, Jonathan Franzen, Ernest Hemingway, Colson Whitehead, Don DeLillo, Rachel Cusk, Cormac McCarthy, Zadie Smith, Shirley Jackson, Junot Díaz, Sylvia Plath, E. L. Doctorow, Amy Hempel. Nel 2019 ha ricevuto il premio Classifica di Qualità de “la Lettura” per La generosità della sirena di Denis Johnson, e nel 2022 il premio Il Mouse del Traduttore per Crossroads di Jonathan Franzen. Tiene workshop di traduzione letteraria per enti pubblici e privati. Si occupa del rapporto fra intelligenza artificiale e traduzione letteraria partecipando a incontri pubblici e seminari universitari. È autrice di I jeans di Bruce Springsteen e altri sogni americani (Giunti 2016) e di Fra le righe. Il piacere di tradurre (in uscita a settembre per Laterza).
Martin Rueff
Sezione poesia
Riceve il Premio Pavese poesia 2024, per la raccolta – in lingua italiana – Verticale ponte. I poeti sconfinati (Bologna, Modo Infoshop, 2021).
L’opera di Martin Rueff, poeta, traduttore, critico, si distingue per l’ampiezza degli orizzonti critici e la profondità della sua creazione. Egli pensa alle arti come al luogo stesso della “generosità”, della capacità di generare senso e vita: «Perché sia distrutta l’arte / bisognerebbe che lo sia / il cuore» e come ricettacolo dell’intimo: «Sono elegie queste / e versi dell’interno, / non del tumulto, / non del rumore».
La sua poetica attinge ai classici e alle lingue che ha abitato, è senza confini e varca sempre il luogo, per dar dimora nell’infinito: «Area o ponte o tavola la poesia / è verticale di parole in equilibrio / sul pavimento da loro eretto / poeta small pontifex?»
Martin Rueff, nato nel 1968 a Calgary (Canada), è, dal 2010, professore ordinario di letteratura francese nell’Università di Ginevra. Dopo essere stato «maître de conférences» all’université Paris VII – Diderot, ha insegnato vari anni nell’Università di Bologna. Poeta e traduttore, dirige la rivista Po&sie, e presso Verdier la collana «Terra d’Altri», consacrata alla letteratura italiana. Presso Gallimard, è stato curatore dell’edizione delle Œuvres di Cesare Pavese nella collana «Quarto» e ha partecipato all’edizione delle Opere di Claude Lévi-Strauss nella «Bibliothèque de la Pléiade», come a quelle di Michel Foucault nel 2015. Ha pubblicato un importante volume di rariora di Jean Starobinski, La beauté du monde, con amplissima introduzione biografica e critica, Paris, Gallimard, 2016, pp. 1350.
Antonio Sellerio
Sezione editoria
Antonio Sellerio è riuscito in due compiti difficilissimi. Ha ereditato da entrambi i genitori, Enzo ed Elvira, e da Leonardo Sciascia una casa editrice raffinata e decentrata, quasi periferica. È riuscito a mantenerla in vita e a non disperderne l’aura inconfondibile, il che da solo è già un grande risultato. Nello stesso tempo, e in apparente contraddizione, è riuscito a cambiarla completamente e a darle un nuovo baricentro, il giallo italiano di qualità. Questa singolare congiunzione tra un genere popolarissimo, il giallo, e un modo di affrontarlo marcatamente letterario ha portato alla ribalta una serie di nuovi autori – su tutti Andrea Camilleri – che si sono guadagnati il favore di un pubblico sempre più vasto. Antonio Sellerio è così riuscito a quadrare il cerchio editoriale, ha congiunto una innegabile qualità a una larghissima udienza, impresa di per sé quasi impossibile. Oggi la Sellerio è una casa editrice ben piantata, solida, e nello stesso tempo sempre pronta a offrire ai suoi lettori quello di cui sono sempre in cerca: il fremito della sorpresa.
Antonio Sellerio è nato a Palermo nel 1972. Dopo il diploma di maturità classica a Palermo, ha frequentato l’Università Bocconi a Milano, dove si è laureato in economia nel 1998 con una tesi sull’azienda di famiglia. Sin dal 1996 ha iniziato a lavorare in casa editrice occupandosi inizialmente di redazione testi e diritti esteri, e, successivamente, del settore commerciale, della gestione amministrativa assumendo anche la direzione editoriale.
Oggi è alla guida della casa editrice nata nel 1969 per iniziativa di Enzo ed Elvira Sellerio, di cui è presidente Olivia Sellerio, e che ogni anno pubblica circa 70 titoli. Sotto la sua direzione la casa editrice Sellerio si è confermata tra le più rilevanti nell’ambito dell’editoria letteraria in Italia e in Europa. Numerosi titoli sono stati in cima alle classifiche di vendita e hanno vinto molti dei principali premi letterari italiani.
Dal 2011 è membro del Consiglio di Reggenza della sede di Palermo della Banca d’Italia.