L’Albergo dell’Angelo

Quando, ne La luna e i falò, Anguilla torna al paese dopo tanti anni soggiorna presso l’Albergo dell’Angelo, nella piazza centrale del paese. 

“Di sera veniva all’Angelo e stavamo a prendere il fresco sul poggiolo della mia stanza. Il poggiolo dà sulla piazza e la piazza era un finimondo, ma noi guardavamo di là dai tetti le vigne bianche sotto la luna.” 

Nel romanzo, da questo balcone Anguilla osserva la festa patronale di San Rocco:

“…finita la festa e il torneo di pallone, l’albergo dell’Angelo si rifece tranquillo e quando, nel brusio delle mosche, prendevo il caffè alla finestra guardando la piazza vuota, mi trovai come un sindaco che guarda il paese dal balcone del municipio.” 

Lo stesso balcone compare anche nel racconto La Langa, in Feria d’agosto: “Le sere di quell’estate, dal balcone dell’albergo, guardai sovente la collina e pensai che in tutti quegli anni non mi ero ricordato di inorgoglirmene come avevo progettato”

Nella realtà l’albergo del romanzo (che è poi quello in cui soggiornava Pavese) si chiamava albergo della Posta. Lo troviamo citato in Ciau Masino: “Masin camminò per lo stradone di Cossano. Poi sentì che era stanco. Tornò allora e andò a sedersi, fuori, all’albergo della Posta, dove chiese del vino.” L’albergo dell’Angelo, che esisteva effettivamente a Santo Stefano Belbo prima della guerra sorgeva invece all’interno del borgo vecchio. 

Dove si trova