Museo pavesiano - Dialoghi, sala degli inediti pavesiani

Dialoghi: la sala degli inediti pavesiani

 

Inaugurata al Premio Pavese 2022, Dialoghi è la nuova sala del nostro museo che ospita una serie di inediti pavesiani donati alla Fondazione Cesare Pavese dalle famiglie Molina e Vaudagna.

Libri annotati, lettere, manoscritti, articoli di giornale appuntati e sottolineati, cartoline, bozze di racconti: sono questi i documenti – editi e inediti – che compongono i fondi Molina e Vaudagna, recente acquisizione della Fondazione Cesare Pavese.

Tutti documenti che sono ora a disposizione del pubblico, adeguatamente custoditi nel museo pavesiano e valorizzati grazie a un innovativo allestimento multimediale. Una grande opportunità che rende la Fondazione Cesare Pavese l’ente di riferimento in Italia e nel mondo per la custodia e la diffusione dei documenti relativi allo scrittore. 

Foto: Manuele Galante

 

Una nuova sala per gli inediti pavesiani

È costruita attorno alla copia dei Dialoghi con Leucò su cui lo scrittore lasciò il suo ultimo messaggio, Dialoghila nuova sala del museo pavesiano, inaugurata durante il Premio Pavese 2022. Un nome che vuole essere un invito a entrare appunto in dialogo con l’opera e la poetica di Cesare Pavese, circondati dai suoi libri, dalle sue parole, dai suoi paesaggi.

È in questo spazio completamente rinnovato che hanno trovato una nuova casa i documenti donati alla Fondazione Cesare Pavese dalle famiglie Molina e Vaudagna, molto vicine allo scrittore per ragioni personali e professionali.

Il progetto è stato realizzato con il contributo del Comune di Santo Stefano Belbo e di Fondazione Cassa di Risparmio di Torino e prevede un allestimento modulare che possa ampliarsi nel tempo, nell’auspicio che altre famiglie scelgano di mettere a disposizione della collettività eventuali inediti pavesiani e altri documenti in loro possesso.

Dialoghi è dedicata alla memoria di Maurizio Cossa Majno di Capriglio, pronipote di Cesare Pavese e consigliere della Fondazione prematuramente scomparso a febbraio 2022. 

Il fondo Molina

Oreste Molina, direttore tecnico della casa editrice Einaudi, stretto collaboratore e grande amico di Cesare Pavese, custodiva una serie di libri appartenuti a Cesare Pavese che la famiglia ha voluto donare alla Fondazione Cesare Pavese.

Si tratta di testi di letteratura americana e inglese su cui Pavese ha lavorato alacremente: al loro interno sono infatti riportati appunti, segnature, commenti pavesiani inediti che permettono di ricostruire il suo approccio alla traduzione. Del loro studio si è occupato il ricercatore Iuri Moscardi, dottorando in Letterature Comparate al Graduate Center della City University di New York e curatore per il sito della Fondazione Cesare Pavese della rubrica di critica pavesiana contemporanea Dialoghi con Pavese. A lui abbiamo commissionato una pubblicazione scientifica tra Italia e Stati Uniti – “Note di traduzione: Cesare Pavese traduttore di autori inglesi e americani” – di cui ha dato alcune anticipazioni durante il Premio Pavese 2022. La ricerca è stata presentata alla Casa italiana Zerilli-Marimò il 27 settembre 2023 in occasione dell’evento di chiusura del Pavese Festival ed è pubblicata nel volume 100 – n. 1 della rivista Italica, acquistabile sul nostro shop.

Il fondo Vaudagna

Giuseppe Vaudagna era uno dei compagni di Cesare Pavese al Liceo D’Azeglio di Torino. L’amicizia tra lui e lo scrittore è testimoniata da una serie di documenti che la famiglia ha scelto di donare alla Fondazione.

In questo caso si tratta di documenti personali, editi e inediti, a firma di Cesare Pavese con cui Pavese aggiornava Vaudagna sulle scritture del periodo, sulle attività professionali e su situazioni personali e private. Il fondo si completa di articoli di giornale, appuntati e sottolineati, bozze di racconti, cartoline e altre lettere. Tutti materiali che offrono uno spaccato importante sulla vita personale dello scrittore e sui suoi rapporti privati con gli amici e compagni del liceo (tra le altre sono presenti lettere indirizzate a Remo Giacchero e Tullio Pinelli) che si collocano nel processo di costruzione dell’intellettuale e dello scrittore.

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