Missive 2017 - Nina Haab

Nina Haab: mostra prorogata

Dal 5 dicembre al 24 gennaio la Fondazione Cesare Pavese ospita Il molteplice ridiventa uno, mostra dell’artista svizzera Nina Haab, qui presentata dalla curatrice Elisa Rusca.

Nina Haab esplora il tema della memoria e il significato del ricordare, le identità che si trasformano, sbiadiscono, si cancellano lungo il passare del tempo e i cambiamenti storici, così come i labili confini tra il vero e il rimembrato, l’immaginato e il sogno. Per Haab non è molto importante definire il vero: la affascina capire i meccanismi interni che ci portano a interpretare ciò che percepiamo come vero.

Il percorso artistico di Nina Haab

L’artista svizzera si forma al Centro scolastico per le industrie artistiche di Lugano e all’Haute Ecole d’Art et de Design di Ginevra, dove porta a termine un Master in arti visive nel 2011. Già dal 2006 è attiva sulla scena nazionale e internazionale, partecipando a numerose esposizioni collettive e personali. Appena un anno dopo essersi laureata, nel 2012, ottiene il premio federale Swiss Art Awards a Basilea con il lavoro Alzheimer N.2.

Oltre alla fotografia e al video, Haab ama giocare anche con l’installazione, creando degli ambienti in cui ci si può immergere e partecipare al mondo dell’artista portando la propria narrazione. Ne sono esempio, tra le altre, la già citata Alzheimer N.2 (2012), che delicatamente affronta il tema di familiarità e alienazione nel quotidiano di chi convive con questa malattia, così come The Life Around a Fake Lake (2015-2016), che raccoglie testimonianze di chi partecipò, più o meno attivamente, alla creazione della diga della Grande Dixence in Vallese e Identity of a Resident Stranger (2016), opera nata in una residenza artistica a Berlino di ProHelvetia e presentato al Museo d’Arte della Svizzera Italiana di Lugano nel 2016, lavoro che parla di migrazione, identità e ricordi.

Nel 2018 per la Fondazione Archivio Fotografico Roberto Donetta di Corzoneso, l’artista si avventura nella realizzazione di una mostra che comprende opere diverse tra loro e che come filo conduttore hanno l’ispirazione data dai luoghi vissuti e dalle immagini scattate da Roberto Donetta (1865-1932). Amnesie è il titolo scelto per questo progetto espositivo che si vuole come un punto di incontro tra il presente e il passato, tra la sensibilità artistica di Haab e quella del Donetta, nella commistione dei lavori dell’una e dell’altro attraverso un atto di riappropriazione e rivisitazione delle opere del fotografo bleniese.

La mostra Il molteplice ridiventa uno

Di Amnesie ritroviamo, nella mostra pensata per la Fondazione Cesare Pavese, una serie di installazioni dal titolo Missive (2017-2019), così come alcune immagini della serie Out of R.D: Stratigrafia (2018), arricchite da due nuove sculture dal suo ultimo progetto Vue sur Jersey (2019-ongoing).

La mostra Il molteplice ridiventa uno si articola su tre isole di parti di mobili in legno scomposti di diversa forma, dimensione e uso: l’anta a specchio di un vecchio armadio, un baule, parti di sedie. Poggiati su vecchi tappeti, questi oggetti vengono ricombinati tra loro, raramente mantenendone la posizione originale, in modo da creare poetiche composizioni scultoree. Ogni elemento ligneo viene lavorato dall’artista che ne erode la superficie per potervici disegnare a matita un’immagine tratta da una fotografia pre-esistente. Non assistiamo, però alla semplice copia: di volta in volta l’originale viene modificato, e uno o più dettagli vengono omessi in questa traslazione. Un volto sparisce, una figura si dissolve: dimenticanza o presenza spettrale?

La fotografia trasferita sulla scultura si accompagna sempre a un elemento testuale aggiunto dall’artista, lontano dall’illustrazione. Non a guisa didascalica, bensì piuttosto come un ulteriore indizio narrativo fornitoci per risolvere il mistero dell’immagine.

Le due sculture di Vue sur Jersey sono invece completate dalla presenza di sassi e di una massa di sabbia bianca, elementi naturali che si riferiscono alle spiaggia della Normandia a cui questa serie fa riferimento, precisamente a circa 3 km di litorale tra Pirou Plage e Armanville, luoghi che, come le Langhe, istantaneamente ci fanno pensare alla Seconda Guerra Mondiale e alla Resistenza.

Attraverso la sua pratica artistica, Nina Haab ci dice che il dimenticare non esiste: poiché impossibile è il ricordare. Possiamo quindi solo vivere di costruzioni temporanee che nella loro frammentarietà hanno il senso dell’assoluto deleuziano: è nella consapevolezza dell’impossibilità di univoche, lineari certezze, e nell’esistenza di molteplici narrazioni che coesistono, si aggrovigliano, si avviluppano, che possiamo, forse, percepire la sensazione di fare parte di un tutto più grande di noi.

Il finissage

La mostra si concluderà venerdì 24 gennaio alle ore 18.00 con un finissage nel corso del quale verrà presentato il catalogo Nina Haab – Il molteplice ridiventa uno. Oltre all’artista, interverranno Pierluigi Vaccaneo, direttore della Fondazione Cesare Pavese, Anselmo Villata, presidente dell’Istituto Nazionale Italiano di Arte Contemporanea, ed Elisa Rusca, curatrice della mostra.

Il catalogo, disponibile in italiano e in inglese, è edito da VersoL’Arte, Roma, e sarà distribuito in Italia da Feltrinelli.

Informazioni pratiche

Dove: Chiesa S.S. Giacomo e Cristoforo, Piazza Confraternita 1, Santo Stefano Belbo (CN)

Quando: da giovedì 5 dicembre 2019 a venerdì 24 gennaio 2020 (finissage alle ore 18.00).

Orari: dal lunedì al sabato dalle 10.00 alle 12.30 e dalle 14.00 alle 18.00. Chiuso il giovedì pomeriggio.

Ingresso gratuito

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