Premio Pavese Scuole - Giada Chiarle

Il grande segreto

Con questo testo sul rapporto tra Natura e Destino nella poetica pavesiana, Giada Chiarle è una dei cinque vincitori del Premio Pavese Scuole 2023.

Pubblichiamo Il grande segreto, uno dei cinque testi vincitori della quarta edizione del Premio Pavese Scuole, riconoscimento che affianca il Premio Pavese per avvicinare i giovani allo scrittore e promuovere la lettura delle sue opere in chiave personale. L’autrice è Giada Chiarle, studentessa del Liceo Scientifico “G. Galilei” di Nizza Monferrato (AT), cui vanno i nostri complimenti: guarda l’intervista

[Sulle colline delle Langhe una bambina, persa nei suoi giochi, si trova di fronte a una quercia secolare.

BAMBINA: Cara Quercia, quanto deve essere bello essere così alti da poter osservare in ogni momento le colline ricoperte dalle ricche viti. Tu che le segui dalla nascita alla morte, le accompagni durante la lenta crescita fino al rigoglio dell’estate e ne ammiri i colori nella stagione della vendemmia; tu che con sguardo attento le vedi spogliarsi, nude nel freddo invernale e che con loro attendi silenziosamente la primavera. Anch’io vorrei essere alta come te, cara amica, e riuscire a vedere persino le Alpi innevate o il mare lontano

QUERCIA: Bambina mia, ma tu puoi vedere già tutte queste cose e molte altre che a me non è dato vedere

B: E come sarebbe possibile tale meraviglia, Quercia

Q: I tuoi occhi sono il mezzo più potente che il mondo possegga. I tuoi sono gli occhi della scoperta, ogni cosa per te è nuova meraviglia, bambina. La potenza delle onde dove giochi è dentro di te, così come la forza del vento che ti scompiglia i capelli quando corri nei prati verdi di queste colline. Anche le colline sono parte di te, e non lo sai

B: Non comprendo, davvero

Q: Non mi è dato svelarti il grande segreto. Ma tu in questa tua stagione, guarda sempre con gli occhi del cuore come tu sai fare e con la spensieratezza di una mente ancora da modellare

La quercia, immobile e possente, crebbe radici in lei. Era in ognuno dei suoi ricordi felici. Quando si arrampicava sui suoi rami sentiva di poter toccare il cielo e provava ad accarezzarne le nuvole. La quercia era sempre rimasta , era il suo rifugio preferito. Con il tempo non dialogavano più, tra loro non vi erano parole, il silenzio era ben più loquace e nei pomeriggi ancora caldi di inizio autunno, si ritrovavano insieme a contemplare dall’alto le colline. Ogni tanto interpellava la cara amica ma non ottenne che un silenzioso abbraccio dalle sue fronde, che oramai si stavano spogliando

Giunse l’inverno e molti altri inverni, ma la bambina non smise si incontrare la quercia. La vide inerme e in mezzo alla coltre di neve svettava ancora più possente, come il torrione di un borgo antico, baluardo della salvezza della sua gente

Venne la primavera e le estati passarono in soffi di Zefiro e tornò l’autunno. Molte stagioni erano passate da quel primo incontro e da quella domanda rimasta in attesa. La bambina era ormai una giovane donna, piena di vita, che aveva con cura conservato le parole della quercia, ma ormai tutto era diverso. Non si arrampicava più sui rami nodosi e sapeva che non avrebbe mai potuto vedere le Alpi e il mare come la quercia faceva. Aveva smesso di parlare con lei, si era arresa. Tornava a visitarla come si visita la tomba dove giace un tempo lontano, compianto con tenerezza, tutto qui. Fu la quercia quel giorno a interpellarla

Q: Ragazza, cosa ci fai qui

R: Sono qui da te perché è ciò che ho sempre fatto. Finisco sempre per tornare qua, quando mi incammino sulle colline. Non è mia intenzione disturbarti vecchia amica, anzi ti lascerò nella tua pacata quiete ora

Q: Ti sei mai chiesta perché i tuoi passi ti portano sempre da me

R: Non saprei, vengo e basta

Q: Vuoi ancora vedere le montagne e il mare, lo so. Ma non sai ancora come fare

R: È vero, so che è impossibile per me fare ciò. Sono troppo piccola, avrò sempre bisogno di te per spingere il mio sguardo così oltre, ma già ora non mi diverte più arrampicarmi, cosa farò quando pure il mio fisico me lo impedirà

Q: Ricorda quello che ti ho detto in quella tua stagione passata. Tutto è visibile con gli occhi del cuore. Quando eri bambina sapevi che avresti potuto raggiungere ciò che molti considerano impossibile e non vedevi l’ora di crescere per questo motivo. Ora, tu non sapevi che stavi facendo avverare tutto l’impossibile. In te coesistevano la forza della tempesta e la tenerezza di un fiore, la vastità del mare la stavi facendo entrare dentro di te, come le vette dei monti. Semplicemente non ti era dato sapere che il motivo per cui vieni sempre richiamata dalle onde, sussulti ma allo stesso tempo ammiri la tempesta, è che esse stesse sono dentro di te

Tu torni da me perché l’abitudine mi ha reso parte del tuo destino

R: Io non conosco ancora il mio destino, Quercia

Q: Ebbene, non andarlo a cercare lontano, come pensavi di fare da bambina, ma guarda dentro di te. Lui è , come lo è per le montagne, per il mare e le colline. Queste colline sono dentro di te e tu sei collina. Ti sei mai chiesta come mai così tante persone hanno ammirato e scritto di questo mare verde che hai di fronte a te? Hai mai sentito parlare di Cesare Pavese, ragazza mia

R: No, Quercia

Q: Lui che conosceva bene questo paesaggio, lui era parte di esso come le colline erano parte di lui. Scrisse di questi campi, di queste viti, delle colline, perché le conobbe davvero, dentro di . La lettura però non basta a restituire quel mondo, perché tra te e me, come tra Pavese e i suoi luoghi amati, non occorrono parole. Ci sono cose che non possono parlare, non perché non siano comunicanti, ma perché parlano al cuore. Ecco che tu ritorni sempre da me, nonostante per anni abbiamo condotto solo silenziose conversazioni, perché io sono i tuoi ricordi felici, sono dentro di te e con me non hai bisogno di parole. Il tuo destino ti è chiaro, qui sai dove cercarlo perché ti riconosci in questo luogo. Ecco, ragazza mia, il grande segreto

R: Comprendo ora, cara amica, perché il mio cuore mi ha sempre riportato da te ed ecco che il turbinio di ineffabili sensazioni ogni volta che ammiro le colline acquista senso adesso

La ragazza rimase per un tempo infinito, a scrutare un nuovo orizzonte, quello di un’esistenza non più volta a raggiungere con gli occhi il mare o le Alpi, ma a trovarle dentro di , dove sono sempre state

Quella bambina sono io e lei è me. Vado ancora alla quercia di tanto in tanto durante le mie passeggiate solitarie, ma non sento più la necessità di vederla ogni giorno perché so di avere una quercia dentro.

 

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