Per la nostra rubrica di critica pavesiana contemporanea, Iuri Moscardi ha intervistato il professor Jason Stacy a proposito dell’America di Spoon River.
Jason Stacy è professore di storia presso la Southern Illinois University di Edwardsville e ha ricevuto il suo dottorato dalla Loyola University di Chicago nel 2006. Ha trascorso la maggior parte della sua carriera accademica interessandosi di cultura della stampa negli Stati Uniti, in maniera particolare focalizzandosi sulla produzione, disseminazione e ricezione della letteratura. Per esempio, ha studiato a lungo il giornalismo di Walt Whitman, specialmente i quindici anni precedenti la pubblicazione di Foglie d’erba nel 1855. I risultati di questi studi sono il suo libro Walt Whitman’s Multitudes: Labor Reform and Persona in Whitman’s Journalism and the first Leaves of Grass (1840-1855) (2008); la raccolta degli articoli giornalistici di Whitman in Walt Whitman’s Selected Journalism, che ha co-curato nel 2015; la sua curatela dell’edizione in facsimile della terza edizione delle Foglie d’erba (2009) con introduzione e annotazioni; e la sua partecipazione come collaboratore editoriale al Walt Whitman Archive dal 2012. Prima di diventare professore universitario, ha insegnato storia americana nei licei e ha pubblicato due manuali di storia degli USA (2015, 2020/2024). Nel 2021 ha pubblicato Spoon River America: Edgar Lee Masters and the Myth of the American Small Town (University of Illinois Press) che spiega il successo del capolavoro di Masters analizzando il contesto letterario e culturale intorno al libro e al suo autore. Questa intervista è parte di una serie focalizzata sull’Antologia di Spoon River e la sua rilevanza per i lettori americani e italiani inaugurata lo scorso mese con Julianne VanWagenen che continuerà nei prossimi mesi.
È consapevole del fatto che l’Antologia di Spoon River è tuttora un bestseller tra i lettori italiani? Ci potrebbe fornire un breve resoconto della situazione del libro tra i lettori americani, invece?
Sono consapevole della popolarità del libro in Italia e lo devo alle ricerche di Julianne VanWagenen e alla sua conoscenza della vita e dell’eredità di Spoon River nel vostro Paese. A ottobre 2023 ho tenuto una conferenza e una masterclass per il programma “Italy Reads” della John Cabot University, a Roma, in cui liceali di tutta Italia hanno letto l’Antologia di Spoon River come parte del loro insegnamento di lingua inglese: sono stato sopraffatto dall’entusiasmo per il libro mostrato dagli studenti e dai loro insegnanti e sono rimasto meravigliato per l’accoglienza ricevuta tanto durante la conferenza che durante la masterclass. È stato meraviglioso scoprire che questo libro così americano abbia avuto una sua vita italiana durante il XX secolo e sono rimasto affascinato dai modi con cui i lettori italiani hanno continuato a reinterpretare il libro durante le ultime tre generazioni. Anzi, mi pare che ci sia un’intera area di ricerca da intraprendere riguardo al tema della ricezione e dell’impatto dell’Antologia di Spoon River sulla storia moderna italiana.
Al contrario, il libro è ampiamente tralasciato dagli studiosi degli Stati Uniti: l’interesse per l’Antologia dei critici letterari è tramontato a partire dagli anni ’70. Tuttavia, il libro rimane per lo più popolare tra i lettori comuni: non è mai stato fuori catalogo fin dalla sua prima apparizione nel 1915 e diverse edizioni sono pubblicate da numerose case editrici specializzate. Inoltre, la versione drammatica di Charles Aidman del 1963 continua a essere rappresentata dai teatri amatoriali in tutto il Paese e il metodo Meisner per la formazione degli attori usa tuttora numerose letture drammatiche del libro, senza contare che numerosi artisti durante tutto il XX secolo dichiararono il libro fonte di ispirazione. Direi insomma che la sua popolarità oggi negli Stati Uniti è mista: viene ampiamente ignorato dagli studiosi di letteratura ma continua a vivere come un classico per molti americani al di fuori dell’accademia.
Durante quella conferenza romana ha detto che sua madre, insegnante di inglese in una piccola città di provincia molto simile all’immaginaria Spoon River, “assegnava l’Antologia ai suoi studenti perché pensava che avrebbe insegnato loro qualcosa sulle loro vite ed era un modo per prepararli a vivere in una piccola città”. Questo sembra contrastare con un’altra famosissima interpretazione di queste poesie, che assegna loro valori universali. Qual è il modo migliore per interpretarle, come un micro- o come un macrocosmo?
Mia madre insegnò inglese in una piccola cittadina dell’Illinois per molti anni ma era cresciuta in una grande città (Chicago), per cui all’inizio la vita in una piccola città fu per lei qualcosa di simile a un brusco risveglio, anche se imparò rapidamente ad amarla. Tuttavia, negli Stati Uniti ci sono molte concezioni romantiche riguardo alla vita nelle piccole città del Midwest (basti pensare a Main Street USA a Disneyland, che ha ricreato la via principale di una di queste immaginarie cittadine), ma queste concezioni vengono spesso messe a confronto con l’assunto per cui la superficie romantica vela un substrato più complesso e spesso problematico. La dialettica tra la superficie idealizzata e il substrato problematico forma quello che nel mio libro definisco come il “mito” della piccola città americana del Ventesimo secolo. Con mito mi riferisco a opinioni generalmente accettate che sono considerate di senso comune, ma che sussistono senza quel tipo di studio socio-scientifico metodico che mostra le complessità inattese insite nelle società. Questi “miti” non vengono riconosciuti in quanto tali fino a quando non sono ormai obsoleti; cosa che ritengo sia accaduta al mito della piccola città americana nel XXI secolo. Una volta storicizzato, il “senso comune” riguardo a qualsiasi periodo può essere meglio compreso in quanto mitologico.
Mia madre insegnò inglese nell’ultimo quarto del XX secolo, quando il mito della piccola città americana era ancora considerato come parte del senso comune. A tale riguardo, l’Antologia di Spoon River si dimostrò un libro ideale per lei dal momento che sperava avrebbe mostrato ai suoi studenti la “verità” riguardo alla vita nelle piccole città. Hai ragione, il libro aspira a identificare nella piccola città di Spoon River un microcosmo, e questo aiutò mia madre nelle sue lezioni poiché sperava che avrebbe spiegato ai suoi studenti la realtà della loro città inserendola allo stesso momento all’interno di dilemmi e lotte umane più grandi e complesse. La loro piccola città, proprio come Spoon River, conteneva tutta la complessità della vita umana, nel bene e nel male. E, naturalmente, era anche un modo molto pratico di introdurre gli studenti a poesie moderne poiché il suo stile era semplice e chiaro e i suoi concetti coinvolgenti.
Nel suo libro sostiene che “l’Antologia di Spoon River contribuì a fare delle piccole cittadine del Midwest, per una volta, un simbolo mitologico della nazione stessa”. Perché il libro di Masters fu così rilevante, in tale processo? E inoltre, come mai gli stranieri quando pensano agli Stati Uniti di oggi immaginano metropoli e grattacieli e non più una pacifica vita rurale?
In breve, l’Antologia si rivelò enormemente popolare quando venne pubblicata nel 1915: tutti i principali quotidiani la recensirono, autori modernisti come Ezra Pound, Amy Lowell e Hilda Doolittle la lodarono e il pubblico popolare la acquistò. Tuttavia, sebbene ancora popolare, nel 1920 non aveva ancora acquisito il suo posto nel sottogenere della letteratura americana noto come “rivolta contro il villaggio”, all’interno del quale autori come Sherwood Anderson, Floyd Dell e Sinclair Lewis scrissero romanzi che rappresentavano il mito descritto sopra. Sebbene questi autori non si considerarono mai parte di un unico movimento letterario, il famoso critico letterario Carl Van Doren li descrisse come espressione di una “rivolta” contro i luoghi comuni delle piccole città americane in una celebre recensione su The Nation intitolata “La rivolta contro il villaggio: 1920” in cui sosteneva che Masters avesse dato forma a tale tendenza. L’articolo di Van Doren consolidò la reputazione di Masters come l’inventore di una breve tendenza letteraria durante il primo quarto del XX secolo (anche se Masters rigettò tale categoria) e molte antologie lo mantengono tuttora all’interno di questa tendenza.
Non so onestamente rispondere sul perché le persone al di fuori degli Stati Uniti li immaginino come ampiamente urbanizzati, oggi: anzi, la maggior parte degli Stati Uniti è tuttora abbastanza rurale, sebbene molti americani non lavorino più nell’agricoltura e non lo facciano da più di 100 anni. Mi chiedo se i media americani che esportiamo negli altri Paesi rappresentino gli Stati Uniti in questo modo, dando così l’impressione di una nazione fortemente urbanizzata. Tuttavia, anche per molti americani esistono “miti” affascinanti legati alle grandi città e questo potrebbe spiegare la popolarità delle rappresentazioni televisive e cinematografiche della vita urbana nei media americani.
Gli accademici italiani non studiano molto Masters; qual è invece la situazione nelle università americane? Ci sono studiosi di un certo rilievo che studiano questo autore e il suo libro?
Come dicevo prima, Masters è in larga parte ignorato dai critici letterari. Questo è il prodotto delle tendenze accademiche che modellano tutte le discipline: a partire dagli anni ’90, i poeti che rappresentano punti di vista bianchi, maschili ed eteronormativi sono stati generalmente ridimensionati dai ricercatori più all’avanguardia per dare spazio e attenzione accademica ad autori e poeti ampiamente trascurati nel corso del XX secolo. Allo stesso modo, il modernismo come genere e il New Criticism come suo relativo metodo analitico hanno ceduto il passo a strutture critiche postmoderne così come ai metodi del Nuovo Storicismo nell’interpretazione della letteratura. In sostanza, Spoon River è uscita dal radar dell’attenzione critica per le stesse ragioni di molti altri testi: gli studiosi sono interessati a fenomeni nuovi e a nuovi modi di interpretarli.
Tuttavia, gli studi neomodernisti, un sottocampo abbastanza recente della critica che considera tra i suoi argomenti forme popolari di letteratura modernista del XX secolo, hanno guadagnato popolarità durante gli ultimi venticinque anni circa: How Did Poetry Survive? The Making of Modern American Verse (2013) di John Timbermann Newcomb è particolarmente utile a questo scopo. E mentre Spoon River è stata largamente ignorata dagli studiosi di ambito neomodernista, spero che possa trovare presto il suo posto come un’opera utile a interpretare la produzione e ricezione di testi modernisti popolari agli inizi del XX secolo. Caroline Gelmi ha già fatto un gran lavoro in questa direzione, insieme a Julianne VanWagenen.
Nella conferenza che abbiamo più volte menzionato, lei ha ricordato che il suo primo incontro con Spoon River avvenne quando aveva tredici anni e che tutti questi personaggi morti la spaventarono. Con il libro Masters plasmò un tipo di poesia moderna: quanto contribuì a tale modernità l’artificio dei defunti che parlano?
Credo che l’idea per cui tutti coloro che parlano nell’Antologia sono morti sia il cuore di ciò che la rende coinvolgente. I morti ci dicono qualcosa che tutti noi vogliamo sapere: cosa succederà dopo? E credo che la loro risposta sia profondamente moderna: l’esperienza soggettiva è tutto. I personaggi sperimentano la soggettività nell’oltretomba trovando pochissime risposte alle loro domande da vivi eccetto quelle nate dalla loro esperienza e dalla loro personalità, ricordandoci in modo efficace che le nostre vite sono tutto ciò che c’è. Questa tetra cosmologia, o forse una poetica tanatologia, mi colpisce come profondamente moderna.
Un aspetto fondamentale della vita e della poesia di Masters è l’era dei pionieri: il mito della frontiera è ancora rilevante nella cultura americana e ha connotazioni politiche. Il mito della frontiera e quello della piccola città sono collegati? Perché lei ha scelto quello della piccola città e non quello della frontiera?
Il mito della frontiera americana è lo sfondo dell’Antologia: pensa a quanti tra i personaggi più empatici (Lucinda Matlock, Aaron Hatfield) sono della generazione dei “pionieri” dell’Illinois della frontiera, come lo furono i nonni paterni di Masters. Ne discuto ampiamente nel libro ma ottimi studi riguardo al mito americano della frontiera esistono da almeno tre generazioni nella storiografia americana: viene subito in mente Virgin Land: The American West as Symbol and Myth (1950) di Henry Nash Smith.
Nella parte finale del suo libro lei menziona l’influenza di Spoon River sulla letteratura e altri media. Pensa che il libro possa avere un’influenza su letteratura, musica o altri media anche nel XXI secolo?
Penso che ci siano alcune eco del mito della piccola città americana anche in media popolari del XXI secolo. Nel libro discuto di serie TV come Stranger Things, ambientata nell’Indiana rurale, e film come Fargo e Tre manifesti a Ebbing, Missouri, ambientati rispettivamente in Minnesota e Missouri. Questi esempi di arte popolare presentano alcuni degli attributi del mito per come l’ho inteso. Tuttavia, non appena la piccola città del Midwest cessò di essere la norma per gli americani nel tardo XX secolo, il mito cessò la sua funzione di senso comune e le piccole città vennero reinterpretate, come sostengo nel libro, come posti o surreali o esotici. Non credo che ciò rifletta la realtà delle piccole città americane più di quanto lo facessero i miti del XX secolo, ma ciononostante questi miti plasmano la percezione e hanno un valore sociale e politico nel nostro tempo. È complicato per me dire quale sia la storia di questi miti moderni sulle piccole città americane perché tuttora funzionano come opinione generalmente accettata e senso comune per molti americani. Tuttavia, sono fiducioso che si mostreranno degni di interesse analitico per gli storici culturali del futuro come l’Antologia di Spoon River è stata per me.
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